L’acidificazione
delle deposizioni atmosferiche ha iniziato a manifestarsi nei primi
decenni del secolo scorso. |
Meccanismo
di azione: formazione, trasporto e deposizione di composti acidi |
Il biossido di zolfo e gli
ossidi di azoto, in presenza di sostanze ossidanti quali ozono, radicali
perossidrile, ecc., possono trasformarsi, per ossidazione, in acido
solforico e acido nitrico. |
Danni: |
La
comparsa in diversi Paesi europei e del Nord America di fenomeni di
sofferenza su vasta scala di ecosistemi naturali (laghi e foreste) e la
supposizione che le deposizioni acide vi avessero svolto un ruolo decisivo
hanno stimolato numerose ed intense ricerche in tutto il mondo fin dalla
metà degli anni 70. La
maggior parte degli studiosi concordano nell’attribuire il fenomeno del
deperimento delle foreste all’inquinamento atmosferico, ed in
particolare le piogge acide. L’andamento dei sintomi varia da specie a
specie ma il fattore comune è risultato il progressivo diradamento delle
chiome, con perdita di vitalità che può giungere fino al disseccamento
della pianta. Per
quanto riguarda gli effetti delle piogge acide sulla chimica e la biologia
del suolo non è possibile una trattazione univoca data l’estrema
variabilità dei suoli. Infatti, le deposizioni acide possono avere
addirittura un’influenza positiva nei confronti dei terreni calcarei, in
quanto gli acidi solforico e nitrico da esse veicolati apportano elementi
nutritivi e, contemporaneamente, abbassano il contenuto di calcare che se
presente in quantità eccessive può danneggiare le colture. Nei
terreni non calcarei le piogge acide possono avere, invece, un impatto
notevole più nei suoli naturali a prateria e a bosco che nei terreni
agrari. In quest’ultimo caso, infatti, i danni possono essere limitati
attraverso gli interventi che normalmente vengono attuati per smorzare la
tendenza all’acidificazione che caratterizza tutti i suoli privi di
calcare. La
deposizione di acidi provoca nel suolo lo scambio di ioni H+
con altri cationi, soprattutto calcio e magnesio, che possono così essere
solubilizzati e trasportati via con le acque di percolazione. Questo
fenomeno, detto lisciviazione, è un processo naturale, ma le deposizioni
acide ne aumentano l’intensità e ne modificano le caratteristiche. L’acidificazione
del suolo agisce in modo negativo sulle colture non tanto per una sua
azione diretta, quanto piuttosto per gli effetti collaterali che esso
determina. Infatti, il dilavamento di calcio e magnesio si traduce in una
carenza di elementi nutritivi per la pianta. Inoltre l’acidificazione
facilita la solubilizzazione di sostanze fitotossiche, quali ad esempio
l’alluminio, il manganese ed i metalli pesanti in genere e inibisce
parzialmente o totalmente l’attività della microflora dei terreni.
Infine, essa altera l’entità e la velocità dei processi di alterazione
dei minerali primari e quindi i processi di formazione del suolo. Molte
migliaia di laghi in Europa, soprattutto nelle zone settentrionali, sono
state colpite gravemente dalle deposizioni acide. Le conseguenze sugli
organismi acquatici possono essere dirette, ossia dovute alla tossicità,
oppure indirette, ossia legate alla scomparsa di prede o vegetali
sensibili all'acidificazione o dovute ai complessi cambiamenti nella
chimica delle acque causati dall'aumento dell'acidità. Quando
i valori di pH si avvicinano a cinque, scompaiono le specie ittiche più
sensibili, si sviluppano alghe filamentose e cessa la riproduzione della
maggior parte dei pesci. Nelle acque acide si possono trovare in soluzione
composti tossici che in acque neutre sono insolubili, come ad esempio i
composti dell’alluminio che mostrano forme di tossicità specifica.
Quando i valori di pH variano tra sei e cinque si possono verificare
alterazioni delle interazioni biotiche, più difficilmente riproducibili
in laboratorio. In
Italia, i laghi maggiori e i corsi d’acqua principali non sono
generalmente sensibili ai fenomeni di acidificazione, salvo in alcuni casi
come i laghi d’Orta e Mergozzo, dove il bacino imbrifero poco esteso e
costituito da rocce silicee non è in grado di fornire una riserva
alcalina sufficiente. Al contrario, laghi di minore dimensione e in
posizione prossima alle sorgenti, quali sono quelli alpini, sono in gran
parte sensibili ai fenomeni di acidificazione e una parte significativa di
essi presenta valori di pH inferiori a sei. Infine,
i composti acidificanti esplicano un’azione di tipo corrosivo su
numerosi beni del patrimonio culturale, quali edifici e monumenti di
calcare e marmo e vetrate a mosaici. I danni sono quasi interamente dovuti
al biossido di zolfo in zone che presentano alte concentrazioni di questa
sostanza. |