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Farmacologia ed effetti sull'uomo



Gli effetti delle sostanze stupefacenti sono diversi a seconda del principio attivo che contengono. Di seguito sono riassunti gli effetti delle principali droghe:

Oppiacei: alcuni derivati dell’oppio, come il laudano (o tintura di oppio) sono impiegati da secoli: il laudano veniva usato come sedativo della tosse e per il trattamento della diarrea e dei dolori colici. Oggi sono diffusi altri derivati come la morfina, il metadone, la codeina, l’eroina. L’oppio provoca uno stato euforico, seguito da una sensazione di serenità e da un sonno pieno di sogni: il soggetto si trova immerso in una dimensione estremamente piacevole e quasi ovattata, dove il vero e l’immaginario si sovrappongono in continuazione; la realtà acquista aspetti fantasiosi mentre l’immaginazione diviene realtà. Si avverte uno stato di benessere fisico generalizzato, qualsiasi sensazione scompare, il corpo trova pace e tranquillità. Col proseguire dell’uso e l’aumento delle dosi la facilità di ideazione si attenua mentre si accentua il distacco dalla realtà ed il limite tra l’immaginario ed il reale si fa più sfumato. L’oppio induce dipendenza fisica e psichica quando viene bruscamente interrotto: i primi sintomi compaiono dopo circa 12 ore dall’ultima assunzione e sono irrequietezza, ansia, insonnia, lacrimazione, tremori diffusi, dolenzia generalizzata. L’intossicazione acuta da oppio è rara: si manifesta con miosi e depressione respiratoria; molto frequente è l’intossicazione cronica, caratterizzata da apatia, profondo abbattimento, deficit della capacità di iniziativa; insorgono anche disturbi fisici come inappetenza, disidratazione, progressivo dimagrimento.

Morfina ed eroina: sensazioni simili agli oppiacei sono prodotte dalla morfina e dall’eroina, che hanno struttura analoga: il soggetto provoca un vivo stato di benessere fisico, una sensazione di calma e serenità invade l’animo, aumenta la sensazione di fiducia in sé; se la droga è somministrata per via endovenosa si avverte il cosiddetto flash, una sensazione brevissima e molto intensa, difficilmente descrivibile. L’organismo si abitua gradualmente all’azione della morfina o dell’eroina per cui il tossicomane aumenta progressivamente la quantità fino a raggiungere l’overdose, che provoca una sindrome tipica: miosi, depressione del respiro, coma. In questo caso è necessario intervenire immediatamente con l’antagonista della morfina, il naxolone, insieme ad una terapia rianimativa, soprattutto respiratoria. Si possono avere altre complicazioni letali, come edema polmonare, insufficienza cardiaca e paralisi intestinale. L’uso continuativo di morfina ed eroina provoca intossicazione cronica, che si manifesta con stato ansioso, inappetenza, secchezza della cute, facile sudorazione, attività sessuale deficitaria o assente, ecc.; possono verificarsi lesioni cerebrali e del midollo spinale, possono comparire anche alterazioni oculari e dell’udito. Non sono infine da trascurare le complicazioni che possono derivare dalle sostanze che vengono usate per "tagliare" la droga (spesso, accanto alle innocue lattosio e mannite, vengono utilizzate talco o addirittura stricnina!) ed il recente pericolo dovuto alla trasmissione dell’AIDS e dell’epatite virale B e C, collegata alla pratica di assunzione per endovena ed allo scambio delle siringhe. Sia la morfina che l’eroina provocano acute crisi da astinenza, che insorgono da 6 a 12 ore dopo l’ultima assunzione e che si caratterizzano per irrequietezza, sudorazione profusa, sbadigli violenti, sonno profondo e agitato; in seguito la crisi peggiora e raggiunge l’acme in circa 48 ore con forti brividi squassanti e sensazione di freddo intenso. In genere la crisi non è mortale ed i sintomi regrediscono in circa 15 giorni, pur persistendo ancora in forma leggera per alcuni mesi

Cannabinoidi: sono i derivati della canapa indiana (hashish, marijuana, ecc.) e contengono svariati principi attivi, tra cui il principale è il tetraidrocannabinolo (D -9-THC); i suoi effetti variano in relazione alle modalità di assunzione (in genere inalazione mediante fumo, cioè pirolisi delle foglie e dei fiori) ed allo stato d’animo del consumatore (aspettative, precedenti esperienze, ecc.). Il principio attiva si degrada rapidamente con l’invecchiamento della droga, per esposizione atmosferica e per taglio con altri vegetali; dopo 2 anni la canapa è priva di effetti. I cannabici vengono di solito fumati lentamente, per lo più in gruppo, trattenendo l’inspirazione per aumentare l’assorbimento e proteggendo la sigaretta nel palmo della mano, per ridurre la pirolisi o autocombustione. La compagnia deve essere gradita, l’ambiente fornire adeguate stimolazioni (luci, colori, suoni, ecc.). Di solito le prime esperienze sono deludenti, in quanto permangono resistenze inconsce. I primi effetti per inalazione compaiono dopo circa 5 minuti: rilassamento mentale, senso di calore al volto, talora tachicardia; in seguito compare uno stato di euforia, di benessere, di esaltazione interiore, diminuiscono le inibizioni per cui appaiono facilitati i rapporti interpersonali. Dopo 15-20 minuti insorgono alterazioni dell’attività ideativa, il tono è esaltato e sono frequenti scoppi di ilarità immotivata; la percezione spazio-temporale viene alterata (i minuti sembrano ore), compaiono fenomeni di uscita dalla realtà, le immagini mentali e sensoriali si susseguono rapidamente, con fenomeni di dissolvenza proprio come in un filmato e spesso compaiono impulsi afrodisiaci. Dopo circa 2 ore gli effetti cominciano a scemare e compare sonnolenza, anche se è vivo il ricordo dell’esperienza. L’uso prolungato dei derivati della canapa può provocare alterazioni fisiche e psichiche di rilievo: non si tratta pertanto di una droga innocua perché un notevole numero di persone che abusano di cannabinoidi presentano gravi disturbi psichici culminanti in psicosi. Nei fumatori cronici compaiono laringiti, bronchiti, ischemia miocardica, insonnia, anoressia, dimagrimento, deficit immunitario, riduzione della sessualità, carie dentaria; non sembrano invece presenti alterazioni cromosomiche. La terapia divezzante dal cannabismo è solo psichica ed ha di solito risultati deludenti, come del resto avviene nel trattamento dei modici fumatori: è quasi sempre un insuccesso.

Cocaina: è una sostanza che ha sia effetti anestetici che stimolanti. Probabilmente aumenta la velocità di rilascio dei neutrasmettitori e blocca il riassorbimento delle catecolammine, come la dopammina e la noradrenalina, le cosiddette "molecole del piacere". Il cervello viene stimolato elettrizzando le attività cerebrali dei circuiti gratificanti, fino alla follia; cuore e polmoni vengono sovraccaricati, in qualche caso fino alla morte. Dopo l’inalazione ("sniffata") della droga, i primi effetti si hanno dopo circa 10 minuti: si avverte una sensazione di benessere interiore, di ebbrezza euforica con vivacità delle percezioni. Le idee fluiscono rapidamente, le capacità di ragionamento e di logica appaiono accentuate, il tono dell’umore esaltato. Il soggetto attraversa la fase gratificante delle felicità in movimento: ha un senso insolito di energia ed acume mentale e psichico, ogni sensazione di stanchezza sembra annullata e si ha l’impressione di poter affrontare ogni situazione, anche la più pericolosa. Sono particolarmente evidenti le percezioni sensoriali: i colori acquistano particolare vividezza, sono frequenti illusioni ed allucinazione, di solito piacevoli; solo a dosi elevate compaiono idee deliranti con fobie a carattere persecutorio. Ma questa illusoria felicità ha un caro prezzo, individuale e sociale: il danno cardiaco-respiratorio fino alla morte, e quello psichico: depressione, violenza, follia e completa asocialità. Al termine dell’effetto, dopo 20-40 minuti, si instaura un quadro depressivo di abbassamento dell’umore: sorge così il desiderio di ripetere l’esperienza, che porta alla dipendenza ed all’intossicazione cronica. Se la droga viene assunta per via endovenosa o per fumo si hanno effetti istantanei e molto violenti, tanto è vero che la maggior parte delle morti dei cocainomani avviene in questo modo. Effetti analoghi ha il crack, una moderna cocaina semisintetica di più basso costo: flash molto rapido, euforia, ipereccitazione, allucinazioni, accompagnate in seguito da tendenza al suicidio, dipendenza molto rapida, disturbi respiratori e circolatori fino alla morte. L’intossicazione cronica da cocaina provoca problemi molto seri: angoscia, alterazione delle percezioni, delirio persecutorio, aggressività, fibrillazione cardiaca, paralisi dei centri della respirazione fino alla morte.

Barbiturici: sono farmaci sintetici, introdotti in medicina nel 1903 (il Veronal) che si possono dividere in 3 gruppi: ipnotici, antiepilettici, pre-anestetici. I barbiturici ipnotici e sedativi interagiscono col sistema nervoso centrale, riducendo alcune attività cerebrali, come la veglia. A bassi dosaggi diminuiscono l’ansia e la tensione; a dosi maggiori conferiscono uno stato simile all’ebbrezza alcolica: euforia, irritabilità, inceppamenti nella parola; a dosi rilevanti possono provocare perdita della conoscenza fino al coma ed alla morte. A causa del loro notevole uso in medicina possono facilmente insorgere farmacodipendenza e tossicomania, con tolleranza e forte dipendenza fisica e psichica. In caso di intossicazione acuta è richiesta una terapia specifica, che fino a qualche tempo fa era basata sugli antagonisti dei barbiturici (picrotossina, niketammide ed altri stimolanti centrali), cura che portava spesso alla morte dei soggetti. Oggi si usa l’intubazione e si favorisce la diuresi: la lavanda gastrica è assai utile, specie se eseguita tempestivamente.

Allucinogeni (LSD, DOM, mescalina, ecc.): sono sostanze che alterano le percezioni sensoriali, anche in dosi minime. Si producono così illusioni, allucinazioni, delirio, fenomeni che possono indurre uno stato particolare che nel gergo dei drogati viene definito come paranoia. L’illusione è un’alterata percezione di una realtà esistente, caratterizzata da modificazioni della forma, delle dimensioni e dell’aspetto degli oggetti. L’allucinazione è la percezione di qualche cosa che non è presente in quel momento e non viene indotta da alcuno stimolo sensoriale. Il delirio è un errore di giudizio della realtà per cui una determinata situazione reale viene interpretata in maniera errata. L’LSD è uno degli psicofarmaci più potenti: dopo 5-10 minuti compaiono i primi effetti: salivazione, tachicardia, sudorazione, nausea. In seguito compaiono alterazioni della sfera emotivo-ideativa: illusioni che riguardano la sfera visiva, uditiva e tattile, percezione di allungamento o di accorciamento degli arti e di distacco dal corpo, i colori si fanno più vividi, la forma ed il volume degli oggetti, così come le distanze, appaiono alterati. Questa esperienza viene definita "trip" (viaggio): le idee fluiscono rapidamente ma senza un filo logico che le colleghi, si ha confusione sensoriale e disorganizzazione cerebrale. Una dose eccessiva di LSD (overdose) può provocare intossicazione, con palpitazione, sudorazione profusa, ipertermia. L’LSD non provoca dipendenza ma solo attrazione; è tipica la tendenza ad accentuare l’introspezione per cui viene usata in terapia per fare affiorare l’inconscio. Un uso prolungato comporta tuttavia rilevanti danni cromosomici. La terapia riabilitativa è solo psichica e gli effetti scompaiono in breve tempo; nei casi di intossicazione acuta è tipico il cosiddetto flash-back (rivivescenza psico-tossica) cioè il ripresentarsi a distanza di tempo dell’originaria esperienza psichedelica.


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